Le linee guida sul turismo della Commissione europea non bastano a disinnescare il rischio della creazione di corridoi tra Paesi Ue a danno dell’Italia. Nella sua comunicazione, l’Ue indica una possibile road map per l’eliminazione delle restrizioni ai confini tra Stati membri e invoca il principio della non discriminazione: in altre parole, se un Paese apre ai collegamenti con un altro Stato membro che ha una situazione epidemiologica X, deve farlo anche con gli altri Paesi Ue che hanno la stessa situazione. Ma chi stabilirà tali livelli? Sarà l’Ecdc, l’agenzia europea per il controllo delle malattie, che sta elaborando una mappa dei livelli di trasmissione dei virus. Il problema di tutto questo impianto è che Bruxelles dice di non poter imporre regole agli Stati. Ecco perché il rischio di forme di concorrenza sleali ai nostri è più che concreto.
Il caso austriaco lo dimostra.
Stando a quanto comunicano le autorità sanitarie nazionali, la Germania ha un R0, ossia un indice dei contagi, intorno a 1,1 mentre l’Italia intorno allo 0,7. Eppure l’Austria proprio in queste ore ha riaperto i suoi confini con la Germania, mentre ha annunciato che ci vorrà più tempo per riaprire quelli con l’Italia. Di fatto, Vienna sta innalzando un muro nei confronti del nostro Paese a favore di Croazia e Repubblica ceca, Paesi con cui sta da tempo lavorando per la creazione di un corridoio con la Germania. L’ho denunciato a più riprese, anche con una interrogazione alla Commissione europea, e purtroppo le risposte arrivate da Bruxelles non sono ancora sufficienti.
Ricordo che per tedeschi e austriaci l’Italia rappresenta la prima meta turistica. Mi chiedo il governo cos’altro stia aspettando per agire direttamente con Vienna e Berlino. Il mercato unico europeo dovrebbe fondarsi sulla corretta concorrenza. Purtroppo per il turismo questo principio sembra non valere.