Dopo il lockdown, un’altra grana si abbatte sul settore della pesca in Veneto. Da metà agosto, gli allevamenti di cozze di Pellestrina sono affetti da una misteriosa moria di mitili che ha più che dimezzato la produzione.
I biologi stanno portando avanti le analisi per capirne le cause, anche se i sospetti convergono sulle alte temperature e sul riversamento in mare di acque dolci sospinte dal vento di scirocco. Tutto ciò avrebbe contribuito a stressare le cozze portandole alla morte. A prescindere dalla cause, resta l’urgenza di dare un sostegno ai mitilicoltori, che proprio in questi mesi cercavano di risollevarsi dalla crisi del Covid. Gli strumenti per farlo ci sono, il governo nazionale si attivi. Questo nell’immediato.
Nel lungo termine, bisogna fare in modo che le politiche europee di settore siano adeguate a rispondere alle conseguenze dell’aumento della temperatura delle acque marine per la pesca e l’acquacoltura. E’ una battaglia che mi vede impegnata in prima linea al Parlamento europeo, dove pochi giorni fa ho presentato un rapporto di iniziativa legislativa volto a promuovere mezzi di sussistenza alternativi e migliorare la stabilità economica dei lavoratori della pesca e dell’acquacoltura colpiti dagli eventi climatici avversi. Come gli allevatori di cozze di Pellestrina.