Il certificato Covid digitale può essere un valido strumento per rilanciare il turismo e i viaggi. Ma non può diventare uno strumento per discriminare i cittadini, come sta avvenendo in diversi Paesi europei. Ecco perché ho firmato la risoluzione della collega Susanna Ceccardi in cui si chiede all’Ue di far rispettare il regolamento che abbiamo approvato al Parlamento europeo sul cosiddetto green pass. In quel regolamento, grazie alle pressioni della Lega, abbiano chiarito che il certificato non deve restringere le libertà fondamentali. Impedire l’accesso dei cittadini a determinati servizi, come la ristorazione, violerebbe pertanto tale previsione. Ma non solo: sarebbe paradossale che un certificato nato anche per far ripartire turismo e ristorazione, ossia i settori più colpiti dalla pandemia, finisca per deprimere la ripresa proprio di tali settori e dell’intera economia.