La Commissione europea faccia rispettare le sue regole e blocchi sul nascere il tentativo della Croazia di appropriarsi di una delle eccellenze del made in Italy, il Prosecco. Questo vino, apprezzato in tutto il mondo, subisce già da tempo tentativi di imitazione fuori dal mercato Ue. Ed è inaccettabile che a sfruttare l’italian sounding sia adesso un Paese membro dell’Unione. Ricordo agli amici croati e alla stessa Commissione che il nome Prosecco è legato al territorio in cui è nato e che le regole Ue tutelano le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette da ogni forma di concorrenza sleale, compresa l’evocazione del nome. In questo caso, poi, siamo di fronte a una traduzione palese dall’italiano al croato. Accettare un abuso del genere vorrebbe dire minare l’intero impianto su cui l’Europa ha costruito un pezzo centrale delle sue politiche agricole.