Chi fa imprenditoria, soprattutto nel settore turistico, sa bene che la programmazione è alla base di questo lavoro. Quanto avvenuto, con il prolungamento dello stop agli impianti da sci ad appena 24 ore dalla loro riapertura, non lo si può affrontare con i soli ristori, che vanno attivati immediatamente, ma anche con fondi compensativi che tengano conto dei danni arrecati al settore. Gli operatori hanno sempre dimostrato la loro responsabilità e non possono essere penalizzati ulteriormente, tanto più con una decisione presa all’ultimo minuto. Mi auguro che la colpa sia della disorganizzazione lasciata in eredità dal precedente governo, ma da ora in poi bisogna cambiare marcia, e in fretta.
Il posticipo al 5 marzo costerà almeno altri 400 milioni di euro di fatturato in meno alle nostre imprese turistiche, a cui si devono aggiungere le spese di preparazione alla riapertura che sono andati in fumo, dai gatti delle nevi ai lavoratori stagionali, dalle forniture alimentari ai riscaldamenti. E lo dico con cognizione di causa conoscendo, anche da operatrice turistica, quali sono le problematiche anche su questo versante, soprattutto per le regioni del Nord Est. Ecco perché ai ristori vanno aggiunti i costi dei danni arrecati da una gestione schizofrenica dell’emergenza.
Viviamo una crisi sanitaria che comporta inevitabilmente dei sacrifici, e ci vuole senso di responsabilità. I nostri imprenditori lo hanno dimostrato con i fatti. Ora spetta al nuovo governo intervenire per correggere il cambio di passo del precedente.