La conta dei danni potrebbe aumentare se si considerano le giornate di pesca perse (1 peschereccio su 3 è dovuto rimanere in porto), i porti insabbiati e i danni agli scafi delle imbarcazioni – continua – A soffrirne è principalmente la piccola pesca, soprattutto nel litorale nord-adriatico, in cui è stata pesantemente danneggiata anche l’attività della pesca alle vongole. Il Feamp, come ricorda la Commissione, può contribuire ai fondi di mutualizzazione per il pagamento di compensazioni finanziarie ai pescatori in caso di perdite economiche causate da condizioni climatiche avverse. Può inoltre contribuire a un’assicurazione degli stock acquicoli che copra le perdite dovute a calamità naturali o eventi climatici avversi. Gli strumenti ci sono, ma, dice Bruxelles, spetta all’autorità italiana di gestione del Feamp e ai suoi organismi intermedi selezionare e sostenere le operazioni previste da tale programma operativo. Roma batta un colpo, in altre parole.