Sono stata tra i primi a denunciare il tentativo dell’Austria di accaparrarsi una fetta importante del turismo intra-Ue creando una sorta di corridoio tra la Germania e la Croazia, e alzando un muro con l’Italia. Ho protestato a mezzo stampa e ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea. La risposta è arrivata oggi. In sostanza, Bruxelles conferma quello che chiedevamo: l’Austria deve rispettare il principio della non discriminazione, in base al quale “qualora uno Stato membro decida di autorizzare i viaggi nel proprio territorio o in regioni e zone specifiche all’interno del suo territorio, dovrebbe farlo in modo non discriminatorio, consentendo i viaggi da tutte le zone, regioni o tutti i paesi dell’Ue aventi una situazione epidemiologica analoga”. In altre parole, l’Austria avrebbe dovuto aprire le frontiere subito non solo a Germania, Croazia e Slovenia, ma anche all’Italia, cosa che ha fatto solo di recente. Purtroppo è tardi, e né il nostro governo, né l’Unione europea, hanno saputo far rispettare questo principio quando si decideva una parte importante della stagione turistica. Questo dimostra da un lato lo scarso peso diplomatico dell’esecutivo giallorosso persino nei rapporti con uno Stato Ue confinante, dall’altro l’incapacità di Bruxelles di rispondere in maniera coordinata alla crisi del turismo. Ormai il danno è fatto e come al solito le nostre imprese e i nostri lavoratori dovranno rimboccarsi le maniche e far da sé.