Con tre settimane di ritardo, il Parlamento Ue ha finalmente varato un pacchetto di aiuti per i nostri pescatori colpiti dalla crisi del coronavirus. Il testo prevede l’uso delle risorse del Feamp per sostenere il fermo delle attività di pescatori e acquacoltori causato della pandemia; il sostegno alle associazioni e organizzazioni di produttori per l’ammasso dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura; e una maggiore flessibilità di bilancio nella riassegnazione e nella modifica dei programmi operativi. Bene, ma non benissimo: il pacchetto poteva essere varato prima, si poteva fare meglio e soprattutto è il minimo sindacale da parte dell’Europa.
Si poteva fare prima e meglio perché se la Commissione e il Parlamento Ue avessero ascoltato la Lega, questi aiuti sarebbero potuti partire 3 settimane fa. Inoltre, ci sarebbero state più tutele per i piccoli pescatori: per ottenere i sussidi legati al fermo, occorre avere accumulato 120 giorni di attività. Noi abbiamo chiesto una deroga per la pesca artigianale, in modo da abbassare il limite. Ma anche in questo caso non siamo stati ascoltati e la deroga è stata concessa solo per le nuove imbarcazioni, i nuovi pescatori e i pescatori a piedi che potranno beneficiare degli aiuti del fermo temporaneo in modo proporzionale ai giorni lavorati negli ultimi due anni. Ad ogni modo, la Lega ha responsabilmente scelto di dare il suo ok al testo. Ma la battaglia non finisce qui.
Quelle assegnate all’Italia Paese che tra l’altro è contributore netto, sono risorse già stanziate per essere utilizzate dai nostri pescatori in tempi ordinari. Oggi ci troviamo in una situazione straordinaria e pertanto servono misure Ue all’altezza della crisi che il settore si trova e si troverà ad affrontare. Di questo, purtroppo, non vi è ancora traccia.